VINCITORE PREMIO INTERNAZIONALE ‘della Resistenza’, maggio 2018, Omegna.

20 presentazioni in quattro mesi (da febbraio a maggio 2018)

Due riedizioni

Una traduzione in corso all’estero.

 

Cicci ha tutto ciò che una ragazza possa desiderare: una vita bella e agiata, una famiglia che le vuole bene, tanti amici e una grande passione per la musica. Ma dal giorno in cui vengono emanate le leggi razziali in Italia, poco alla volta tutto ciò che ama le viene sottratto. Non le rimarrà che il suo amato violino, da cui non si separerà a nessun costo.

Sarà proprio  lui a raccontare, dopo un lungo silenzio, la lenta discesa di Cicci verso l’inferno di Auschwitz, dove sarà costretta a suonare per le SS. Pur in quella situazione terribile, la ragazza sperimenterà il potere che ha la musica di rendere liberi. Tratto da una storia vera.

 

 

Si può facilmente immaginare la quantità di informazioni che occorre raccogliere, verificare e prendere in considerazione in questo casi, anche se poi solo alcune saranno inserite alla narrazione, poiché lo scrittore non fa il lavoro dello storico. E’ un paziente lavoro previo, fondamentale per ricostruire idealmente un’epoca, l’aria che vi si respira. Solo così lo scrittore comincia a ‘vedere’ i suoi protagonisti muoversi dentro la realtà in cui sono immersi.

Più complesso è stato trovare il passo adeguato alla storia che volevo narrare, considerata la mia intenzione di farne una lettura per tutti:  diretta in primo luogo ai ragazzi ma interessante anche per gli adulti. E’ stato proprio il violino a venirmi incontro, a permettermi di temperare il dolore con la speranza, la brutalità con l’armonia,  nello svolgersi e nel precipitare del racconto verso uno spaventoso destino.

‘La musica rende liberi’ scrive Enzo, nei campi di Auschwitz, alla sorella che ora suona nell’orchestrina insieme ad altre prigioniere. Glielo scrive in tedesco: ‘Arbeit mact frei’, perché sia più chiaro per lei da dove provenga la declinazione della frase.

La libertà sognata che si mantiene viva con la musica è stata la mia guida nella narrazione, l’immagine drammatica e preziosa che lascia intravvedere un pallido chiarore anche  nel buio inferno del campo. E il violino difatti racconta, è lui il testimone che tutto ha visto e conservato nella sua cassa armonica.

 

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